“Quando i nostri inventori hanno scoperto che il tessuto adiposo aveva prodigiosi effetti nella chirurgia plastica se posizionato sotto la cute, hanno pensato di applicarlo ad altri ambiti.”
È Giorgio Ninzoli, CEO di Lipogems, a raccontarci com’è nato ed è stato sviluppato il device che può essere il “game changer” nei confronti di una delle più diffuse patologie invalidanti al mondo, l’osteoartrite. E non solo.
Com’è arrivato alla guida di Lipogems?
“Vengo da 17 anni in Tyco/Covidien, ora Medtronic, dove negli ultimi sei anni ho ricoperto la carica di Presidente EMEA di tutto il gruppo per poi passare a Smith & Nephew nel campo dell’ortopedia per 4 anni, fino al 2012, come Presidente Europe di Recon, ovvero tutta l’area protesica e trauma. Ho deciso successivamente di intraprendere nuove sfide al di fuori del contesto delle multinazionali dedicandomi alla consulenza e ho quindi supportato l’avvio di Lipogems prima dall’esterno e poi nel 2014 come CEO. Da qui ho iniziato questo nuovo, affascinante, percorso..”
Quali sono state le tappe principali?
“Nei primi due anni, dal 2014 al 2015, abbiamo ingegnerizzato il device. È un prodotto che sembra molto semplice ma ha invece delle caratteristiche peculiari che si rifanno ai principi matematici di Fibonacci. Ci sono infatti delle regole precise sia nella dimensione delle sfere sia nelle proporzioni del device e dei filtri che permettono la riduzione del tessuto adiposo. E all’inizio i problemi tecnici non sono mancati ma, alla fine del 2015, abbiamo potuto immetterlo ufficialmente sul mercato, con focus su alcune fra le malattie più invalidanti al mondo come l’osteoartrite. Solo in America il mercato riconducibile a questa patologia si aggira intorno ai 14 miliardi di dollari e le 5 multinazionali che producono protesi hanno un giro di affari pari a 60 miliardi di dollari.”Il valore aggiunto di Lipogems è la vascolarizzazione delle cellule, che consente loro di continuare a vivere per mesi. Una volta iniettata nel ginocchio del paziente, infatti, la cellula mesenchimale non muore, ma rimane attiva per mesi perché dispone di una propria vascolarizzazione.
Come funziona concretamente il device?
“Io dividerei in tre parti i momenti di utilizzo del device. Il kit disposable che produciamo contiene tutto il necessario per il prelievo del tessuto adiposo, la sua processazione e l’infiltrazione nelle articolazioni del paziente che hanno la necessità di perseguire una terapia per l’OA o per supportare la rigenerazione della cartilagine.
Il kit – spiega Ninzoli – contiene delle cannule che permettono il prelievo di 100-150 cc di tessuto adiposo in anestesia locale, con un’azione praticamente indolore attraverso una piccola incisione. Il tessuto così prelevato viene raccolta in una siringa; questo tessuto adiposo contiene adipociti e cellule mesenchimali ma anche olio e sangue, materiale altamente infiammatorio. Dopo 3-4 minuti di decantazione, il tessuto adiposo prelevato viene inserito attraverso un primo filtro nel “device” all’interno del quale scorre in continuo soluzione fisiologica che elimina sangue e olii, cioè il materiale pro-infiammatorio che non deve essere inserito nelle articolazioni. Sangue e olio finiscono direttamente in un sacchetto del materiale di scarto. All’interno del device ci sono 5 sfere di acciaio che fluttuano nella soluzione salina e che vengono “shakerate” da parte del personale di sala con l’obiettivo di emulsionare il tessuto adiposo, micro-frammentandolo gentilmente. La soluzione salina passa da torbida a limpida in virtù dell’eliminazione dell’olio e del sangue. La parte residua di tessuto contenente le cellule mesenchimali attive si posiziona verso l’alto mentre la soluzione salina si posiziona verso il basso.”
E arriviamo al Lipogems, da cui prende il nome l’azienda.
“Esattamente. Il tessuto passa attraverso il secondo filtro che riduce ulteriormente le dimensioni del tessuto. Il risultato è Lipogems: una sostanza che dall’iniziale colore rosso diventa giallo oro. Una volta prelevato con una siringa, viene iniettato direttamente nell’articolazione. L’intero procedimento dura dai 30 ai 45 minuti dal prelievo del tessuto adiposo. Al paziente, dunque, che si trova su un lettino viene infiltrato Lipogems e subito dopo vengono fatte delle manovre di mobilità dell’arto. È un intervento brevissimo, l’unico effetto collaterale è un po’ di indolenzimento e qualche segno blu dove è stato prelevato il tessuto adiposo. Per un paio di giorni il paziente avrà il ginocchio un po’ rigido ma camminando, Lipogems si espanderà rimanendo in sede e continuando a supportare la naturale rigenerazione.”
Ma come è nata questa scoperta?
“La premessa fondamentale nasce dalla constatazione che i periciti, piccoli “polipi” che circondano i nostri chilometri di vasi sanguigni, hanno due grandi funzioni: la prima è fisiologica, perché regolano la pressione arteriosa e venosa, allargando o stringendo i vasi a seconda della necessità. La seconda è che nel momento in cui si ha una piccola ferita, questa si richiude grazie al fatto che i periciti si staccano dai vasi, si trasformano in cellule mesenchimali che attivamente parteciapno al naturale processo rigenerativo del tessuto. Allo stesso modo funziona Lipogems: nel momento in cui si preleva il tessuto adiposo, passandolo poi attraverso un primo filtro, lavandolo e poi attraverso un secondo filtro, creiamo danni tissutali; in questo modo innumerevoli periciti si staccano dai vasi e si trasformano in cellule mesenchimali.”
Una parte che in origine non riguardava le ginocchia…
“Come spesso avviene, le grandi scoperte nascono da un mix di fattori, intuizioni e coincidenze. Quando uno dei nostri inventori, il Dott Tremolada, chirurgo plastico e maxillo- facciale con grande esperienza internazionale nel mondo della chirurgia generale, ha scoperto che il tessuto adiposo aveva effetti prodigiosi nella chirurgia estetica se iniettato sottocute (la pelle diventava luminosa e omogenea, con un effetto che durava nel tempo) ha pensato di applicarlo ad altri ambiti. Quindi nel 2010, col Prof Ricordi, hanno inventato un prototipo progressivamente ingegnerizzato fino a ottenere il kit attuale.”Lo scorso 2 giugno è arrivato il fondamentale via libera della Food and Drug Administration che, autorizzando uno studio su 200 pazienti in USA, ha confermato la bontà del “track-record” di 50 mila trattamenti già effettuati in completa sicurezza ed efficacia.
Qual è il valore aggiunto di Lipogems?
“La vascolarizzazione delle cellule, che consente loro di continuare a vivere per mesi. Solo Lipogems riesce a infatti a mantenere intatta e vascolarizzata la “stromal vascular fraction”, cioè la “casetta” di cui dispone ogni cellula mesenchimale. Di conseguenza una volta iniettata nell’articolazione del paziente, la cellula mesenchimale non muore ma rimane attiva per mesi perché dispone di una propria vascolarizzazione. Questo è il “method of action” di Lipogems dimostrato in vitro e su animale e attraverso studi clinici all’FDA. L’FDA ci ha riconosciuto inoltre che il device Lipogems non trasforma il tessuto adiposo prelevato in qualcosa di “diverso” altrimenti sarebbe considerato una “drug”, un farmaco. Lipogems, infatti, si limita a prelevare il tessuto adiposo, purificarlo, riducendone le dimensioni per poter essere infiltrato attraverso un ago sottilissimo nelle articolazioni, mantenendo però intatta l’architettura del tessuto adiposo di origine.”
Il tema dei rimborsi è fondamentale per la crescita del vostro business?
“Assolutamente sì. Aver ottenuto l’autorizzazione della Food and Drug Administration è uno step determinante negli USA per accedere al rimborso delle spese mediche. Per poter accedere al rimborso FDA richiede che la società effettui uno studio su 200 pazienti in 20 ospedali americani e che si dimostri la superiorità assoluta di Lipogems rispetto allo “standard of care”, che in America è il cortisone, ovvero iniezioni di steroide nell’articolazione del ginocchio. Lipogems dispone già di studi che dimostrano l’evidente superiorità verso il cortisone (soluzione che ha un’efficacia massima di 30 giorni come antidolorifico e antiinfiammatorio)”
Per questo vero e proprio “turning point” vi siete quindi rivolti a investitori professionali.
“Era il momento adatto per farlo: lo studio per la FDA costa infatti tra i 6 e gli 8 milioni di euro e aumenta, considerando un altro studio complementare, a una cifra di circa 10 milioni in totale. Somme importanti che ci hanno portato alla ricerca di partner con cui condividere il nostro progetto e siamo così entrati in contatto con LIFTT. Si tratta di un’operazione palesemente win/win. Il nostro Advisor americano Back Bay ha evidenziato che in mano ad una major company i ricavi che si potrebbe ottenere entro il 2031 sono vicini ai 5-600 milioni di dollari solo in USA e solo per la patologia dell’osteoartrite del ginocchio. Sbloccando il tema della rimborsabilità si aprirebbero orizzonti amplissimi: si pensi che, senza rimborso, abbiamo obiettivi globali di vendita per 5 milioni di euro ma solo in Italia nelle uniche regioni che hanno il rimborso, Veneto e Emilia Romagna, abbiamo un revenue di 1,5 milioni, cioè 1500 kit al costo unitario di 1.000 euro, mentre in Lombardia che ha il doppio di popolazione ma non ha il rimborso vendiamo solo 300 kit all’anno, perché il paziente è solo privato e deve spendere una cifra che arriva a 3000 euro per poter accedere alla tecnologia Lipogems.”
Un progetto dal potenziale elevato.
“Si. Si tratta di un progetto che ha alle spalle la forza e la coesione di un team – quello che ho portato in Lipogems – e che lavora da 30 anni insieme a me: tutti noi abbiamo investito personalmente in questa azienda e lavoriamo tutti con la stessa intensità e con un solo e unico obiettivo: migliorare la qualità della vita dei pazienti e contemporaneamente aumentare il valore della nostra azienda. I riscontri non mancano: molti chirurghi hanno apprezzato l’iniziativa così tanto da aver effettuato studi indipendenti in completa autonomia, permettendoci di disporre di oltre 100 lavori clinici che dimostrano l’efficacia di Lipogems non solo nell’ortopedia. Gli ambiti di intervento potenziali sono infatti enormi e disponiamo di studi che riguardano due patologie senza soluzioni quali le ulcere da piede diabetico “non healing”, che portano a minor amputation, e le fistole perianali complesse da morbo di Crohn, una patologia sconvolgente che porta alla colostomia. In particolare, le ulcere “non healing” da piede diabetico toccano il 15% dei pazienti diabetici. Un’ulcera “non healing” evolve nell’80% dei casi in una minor amputation (amputazione delle dita dei piedi fino al metatarso). Nel 54% dei casi post minor amputation si va a una major amputation; in 5 anni l’80% delle persone che hanno subito major amputation muore (dati ufficiali). Lipogems ha effettuato uno studio randomizzato con 114 pazienti che dovevano essere sottoposti a minor amputation: tutti i 114 sono stati amputati, 57 post amputazione sono stati trattati con Lipogems e 57 trattati con lo “standard of care”. L’80% dei pazienti trattati con Lipogems non si è evoluto in una major amputation mentre solo il 46% dei pazienti trattati con lo standard of care non si è evoluto in una major amputation. Questo risultato (esplosivo) ha attirato l’attenzione di Alira Health Group con base a Boston e principale Advisor nel mondo del “wound”, che ci ha coinvolto in un summit che si terrà il 13 di luglio a Boston dove presenterà Lipogems alle top 4 Usa del mondo del wound care: 3M, Coloplast, Mönlycke e Johnson & Johnson. Per quanto concerne invece le fistole perianali complesse da morbo di Crohn, patologia attualmente ancora senza una reale soluzione, Lipogems ha dimostrato con 2 studi molto importanti che nel 67% dei casi il trattamento con tessuto adiposo micro-frammentato risolve la patologia. Per confermare questi dati così entusiasmanti a fine anno partirà uno studio multicentrico randomizzato controllato su 100 pazienti in 5 prestigiosi centri italiani di coloproctologia.”
Il vostro obiettivo, però, è ancora più ambizioso…
“Si, le applicazioni sono davvero infinite e abbiamo un sogno: quello di poter utilizzare Lipogems come “scaffold” per trasportare antitumorali all’interno di tumori solidi. La nostra ricerca è ancora ad una fase preliminare in laboratorio e su animali ma i risultati sono tali da poter pensare che le prospettive siano realmente qualcosa di sorprendente.”